PENSIONI DISABILI, POLETTI: "LOTTA A FALSI INVALIDI"
Il
ministro chiarisce gli obiettivi di verifica e riduzione della spesa:
''Sto lavorando per cercare di far emergere false pensioni di
invalidità''. Le dichiarazioni del sottosegretario Delrio e il piano
Cottarelli avevano scatenato le polemiche con la Fish pronta a scendere
in piazza. La deputata Ileana Argentin: "Ho chiesto quali saranno i
criteri per la ricerca dei falsi invalidi, perché questa non si
trasformi in una caccia alle streghe". Gli esperti di Osservatorio sulla
disabilità: "controlli straordinari inutili, disabilità non puo' essere
derubricata con la lotta gli abusi"
"Il mio
obbiettivo è quello di fare da una parte, nei tempi debiti, il lavoro
sul mercato del lavoro, sulle regole e su tutto il resto. Dall'altra
parte abbiamo un obiettivo di verifica e riduzione della spesa. Credo
che, ad esempio, per noi un tema molto importante è riconsiderare il
dato che su pensioni di invalidità, accompagnamento". Lo afferma a Mix24
il ministro Poletti, intervistato da Giovanni Minoli su Radio 24.
"Ci
sono zone d'Italia dove chiaramente c'è qualcosa che non funziona.
Parlano i numeri. Non posso dire in questo momento la zona messa peggio,
ma si può immaginare. Si fa riferimento ad una condizione sociale più
disagiata, storicamente, e trovano nei sussidi pubblici di qualsiasi
natura, una soluzione- continua il ministro- ma ce n'e' un altro. Noi
abbiamo una regola, che dice che in agricoltura, con 50 giornate di
lavoro, per la 51esima si ha diritto all'indennità di disoccupazione. Il
mondo e' stranissimo, perche' ci sono pezzi d'Italia dove abbiamo
quantità inenarrabili di persone che fanno 51 giornate. Sto lavorando a
cercare di far emergere queste false pensioni di invalidità".
Nei giorni scorsi la Fish aveva protestato contro le dichiarazioni di Delrio confermate poi dal Piano Cottarelli. E’
stata infatti diffusa una tabella che sintetizza “le proposte per la
revisione della spesa 2014-2016" elaborate dal commissario Carlo
Cottarelli, anticipate ieri dal quotidiano Il Tempo e finora non
smentite. Tra le varie voci di risparmio previste, sotto la categoria
“Riduzioni trasferimenti inefficienti”, compaiono la “Prova reddito per
indennità accompagno e “Abusi pensioni di invalidità”: il risparmio
previsto è per entrambi pari a zero per il 2014, mentre per il 2015 e il
2016 si prevede un rientro di 0,1 e 0,2 miliardi da entrambe le voci
(per un risparmio complessivo di 0.6 miliardi in due anni). Sotto la
categoria “spese settori”, compaiono invece sia la “Revisione pensioni
di guerra (per un risparmio di 0,2 miliardi già nel 2014, e di 0,3 nel
2015 e 2016), sia le “Pensioni reversibilità” (nessun risparmio nel 2014
e 2015, ma con un rientro di 0,1 miliari nel 2016). Complessivamente,
quindi, si parla di un rientro di spesa di 1,5 miliardi derivante da
pensioni d’invalidità, indennità di accompagno, pensioni di guerra e
reversibilità. A quanto pare, però, si tratterà di un taglio destinato
soltanto agli “abusi”, secondo quanto riferito da Ileana Argentin. “Ho
chiesto quali saranno i criteri per la ricerca dei falsi invalidi,
perché questa non si trasformi in una caccia alle streghe – dichiara
Ileana Argentin – Me li faranno avere entro un paio di giorni”.
Il fronte del no
Le proposte non piacciono affatto a
Carlo Francescutti, esperto di valutazione e classificazione
internazionale delle disabilità, dirigente all'Agenzia regionale della
sanità della regione Friuli Venezia Giulia, membro dell'Osservatorio
nazionale sulla disabilità e fra i partecipanti al gruppo di lavoro sul
tema alla Conferenza nazionale di Bologna del luglio scorso.
“E’ scoraggiante e deludente vedere
riproposto un sistema di controlli straordinari che ha già ampiamente
dimostrato la sua inutilità. Il paradosso è che i falsi invalidi sono
stati certificati da commissioni medico legali: quelle stesse a cui poi
affidiamo i piani di controllo. E’ forse il quinto governo che ritiene
questa la via maestra per risolvere il problema delle risorse, ma credo
ci siano le prove per dimostrare che questi controlli straordinari
costano più della quota eventuale di risparmio. Peraltro – aggiunge
Francescutti – i grandi casi di abuso vengono scoperti dalle Forze
dell’ordine, non certo dalle commissioni. Questa stagione va chiusa, per
lasciare il posto a un ripensamento generale del sistema di
accertamento, sulla base di quanto indicato nel Piano d’azione
presentato e condiviso alla Conferenza di Bologna. La revisione di
questo sistema deve essere una priorità assoluta per un governo del
cambiamento come vuole essere l’attuale”.
Ma cosa c’è che non va nell’attuale
sistema di accertamento? E come dovrebbe essere riformato? “Oggi –
spiega Francescutti – le commissioni vedono le persone per circa 3
minuti: sono loro a generare il problema, che poi si cerca di risolvere
con i controlli straordinari. Innanzitutto occorre quindi semplificare
l’iter di verifica: oggi le persone con disabilità devono passare almeno
per 4 o 5 livelli di valutazione, tutti con una caratterizzazione non
clinica assistenziale ma medico-legale e amministrativa. Manca
completamente l’idea di costruire un progetto, volto alla capacitazione
della persona disabile, mentre si punta tutto sui trasferimenti
monetari. Un pensiero povero, miope, che spende gran parte delle risorse
in forme compensative e non progettuali”. Il secondo pilastro
dell’auspicata riforma del sistema di accertamento è quindi “la
costruzione progettuale che dovrebbe essere alla base del sistema:
questo passa anche per una ridefinizione dei livelli di responsabilità,
dal nazionale (Inps, ndr) al regionale (Asl, ndr). Ovvio che debbano
esistere regole generali, stabilite a livello centrale: ma le
applicazioni devono poi avvenire in modo decentrato, a livello di
servizi”. Infine, occorre “superare il concetto puramente menomativo
della disabilità: oggi vengono valutate e accertate solo le
‘menonmazioni’, mentre i livelli di bisogno non sono legati solamente a
queste”.
Anche per quanto riguarda infine
l’eventualità di una gradazione dei benefici economici in base al
reddito, Francescutti non nasconde il proprio scetticismo. “In sé, il
principio della gradazione non è sbagliato, ma questo deve essere calato
dentro un sistema di riforma, in cui siamo ben certi del modo in cui
valutiamo. E poi la domanda fondamentale è: dove andrebbero le risorse
che si ricaverebbero da questa gradazione? Se servissero a rinforzare i
servizi ricevuti da persone che oggi ricevono risorse inadeguate ai
bisogni, allora sarebbe accettabile”. Non dimentichiamo infatti che,
come esistono certamente abusi, allo steso modo e forse in misura anche
maggiore esistono tanti che ricevono molto meno di ciò che spetterebbe
loro di diritto, in termini di risorse e servizi. “In questo caso, però,
pare che le risorse sarebbero drenate da un settore già povero, come è
il welfare, per trasferirle su altri settori: così si cerca solo di
risparmiare sulle spalle delle persone disabili. Questo è
inaccettabile”.
In conclusione, “pare che il piano
d’azione sulla disabilità sia completamente ignorato dal governo: si
rischia quindi di compiere un grande passo indietro. E’ deludente e
offensivo per la dignità delle persone con disabilità che questo tema
sia derubricato come contrasto agli abusi: occorre aprire uno spazio di
riflessione politico su tutto questo”.
Redazione (Fonte: Redattore Sociale)
@nelpaeseit
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