A un anno dalla bocciatura dell'Italia dalla Corte di giustizia
europea, per il presidente di Fish Lazio Barlaam "occorre passare dalla
strada della persuasione alla strada del rispetto del diritto"
ROMA - Sarà presentato la prossima settimana, senz'altro
prima della seconda metà di luglio, l'esposto alla procura della Repubblica da
parte della Fish Lazio in merito all'inserimento lavorativo delle persone con
disabilità. Tema scottante, sul quale esattamente
un anno fa la Corte di giustizia europea aveva bocciato l'Italia per
inadempienza e per essere venuta meno agli obblighi comunitari. La bozza di
esposto è pronta (e altre regioni si stanno muovendo in questa direzione come
annunciato dal presidente nazionale Fish Vincenzo Falabella), come conferma
il presidente di Fish Lazio Dino Barlaam, e "si rivolge alla pubblica
amministrazione perché negli ultimi tempi l'orientamento è stato ed è quello di
bloccare le assunzioni, nel nome del patto di stabilità, senza però considerare
che nel passato si era venuti meno alle assunzioni di persone con disabilità
previste dalla legge. Crediamo che debba essere recuperato immediatamente ciò che
non si è fatto".
Barlaam cita come esempi quello dell'azienda sanitaria
laziale e del ministero della Difesa, "fino ad arrivare alla presidenza del
Consiglio dei ministri dove anche lì sembrerebbe che non si sia in regola con
le assunzioni delle persone con disabilità. Vedere scoperture anche presso la
presidenza del Consiglio dei ministri ci crea profondo imbarazzo - commenta
Barlaam -: Renzi invita a usare le parole giuste quando si tratta di
disabilità, ma deve anche cominciare a fare azioni concrete".
Secondo Barlaam anche gli incentivi ai datori di lavoro per
assumere persone disabili sono diventati "meno appetibili e convenienti", perché
"ci sono incentivi su tanti fronti, per assumere i giovani, per gli over 50...".
Cosa fare? "Occorre passare dalla strada della persuasione alla strada del
rispetto del diritto", afferma il presidente di Fish Lazio, e con l'esposto si
vuole ribadirlo con forza.
Argomenta Barlaam: "Molte persone con disabilità che non
lavorano e non sono attive (penso ai disabili con lieve disabilità
intellettivo-relazionale, ad esempio) vanno in poco tempo in carico ai servizi
sociali. Crediamo che occorre favorire l'inclusione anche con quest'ottica. Crediamo
che occorre qualificare, nel mondo del lavoro, figure e soggetti che possono
essere di stimolo".
Prosegue: "Le persone con disabilità che non lavorano sono
numericamente nettamente superiori rispetto alla disoccupazione giovanile.
Crediamo che sia arrivato il momento in cui anche il ricambio generazionale,
che il ministro del Lavoro auspica, deve tener conto delle persone con
disabilità". (ep)
(6 luglio 2014)
Fonte: superabile.it
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